L’Irpinia è uno dei fiori all’occhiello della produzione di vini campani e, perchè no, italiani. Domenica 15 maggio due cantine taurasine hanno aperto le porte a giornalisti, food blogger e wine lovers al fine di far conoscere i loro vini e il territorio dal quale essi prendono origine. Si tratta delle cantine Lonardo e Antico Castello, entrambe aziende familiari, che tengono alta la tradizione degli avi strizzando un occhio all’innovazione e alla sperimentazione grazie all’intervento di giovani che portano avanti con entusiasmo, dedizione e buona volontà queste realtà piccole per estensione, ma potenzialmente grandi per la qualità dei loro prodotti.
Le aziende
I cinque ettari di vigneto curati da Lonardo sono frazionati in particelle distinte situate in Contrada Case D’alto e Contrada Coste, dalle quali vengono fuori veri e propri grand cru campani, Taurasi espressivi e molto coinvolgenti, ma completamente differenti in quanto sono diverse le due zone dalle quali essi vengono fuori (nella zona vicino al fiume Calore il terreno è argilloso e calcareo, molto umido e poco ventilato). La resa va dai 30 ai 50 quintali di uva all’ettaro, che si traducono in un quantitativo annuo di vino taurasi che va dalle 10.000 alle 20.000 bottiglie (dei 5 ettari di proprietà dell’azienda Lonardo, due sono dedicati al taurasi, due all’aglianico, ed uno al taurasi riserva).
Antico Castello è l’unica cantina di San Mango sul Calore. L’azienda, sebbene giovanissima, è partita col piede giusto, lo si deduce dal fatto che dedica all’invecchiamento dei propri vini tempi più lauti rispetto a quelli previsti dal disciplinare e dal fatto che è estremamente attenta agli ambienti di conservazione del vino. Nei suoi locali si trovano sia barrique che botti di grandi dimensioni. Il vino conservato in barrique è ovviamente diverso da quello conservato in botte in quanto varia il rapporto tra la superficie di contatto col vino e il volume della bevanda in esse contenute. Tuttavia l’aglianico non ha bisogno di un’ulteriore caratterizzazione del legno, perciò “Antico Castello” tende per lo più a utilizzare le botti grandi.
I vigneti
Lo starseto, nei manuali AIS conosciuto come “pergola avellinese“, è una vigna alta (l’altezza si aggira in media intorno ai 2 metri) e abbastanza larga. L’altezza della pianta varia a seconda della zona: in alcune zone supera i 3 metri per una questione di alta umidità dei terreni (in questo caso è necessario tenere le uve lontane dal suolo); nelle zone meno umide lo staserto di solito è alto 160-170 cm. In mezzo alle vigne insistono ulivi e alberi da frutto in quanto una volta i contadini avevano l’esigenza di sfruttare al massimo i terreni e, quindi, essendo lo starseto largo, vi impiantavano un vero e proprio orto.
Le piante attualmente individuabili hanno età molto varie. Molti starseti risalgono a fine ‘800, inizio ‘900, periodo in cui c’è stato il boom del taurasi in quanto questo era un territorio non ancora raggiunto dalla filossena (presente invece in altre zone d’Europa); infatti in questa zona passava la “ferrovia del vino” in quanto a inizio ‘900 il vino veniva venduto sfuso per poi essere esportato nelle zone del nord Europa. I vigneti erano molto più abbondanti rispetto al numero attuale (oggi esistono solo il 10% delle vigne allora presenti). Il boom dell’esportazione del vino è terminato negli anni ’40, quando anche in questo territorio è arrivata la filossena. E’ seguito un periodo di vuoto di circa cinquant’anni durante il quale parecchi starseti sono stati espiantati. A partire dagli anni ’90 sono poi nati nuovi impianti.
Le peculiarità di questa terra, che si esprimono poi nelle particolarità dei vini da essa prodotti, sono:
– la composizione: i terreni sono costituiti da un grosso blocco argilloso e da ceneri vulcaniche;
– il clima fortemente continentale, molto diverso da quello costiero;
– il territorio non ha subito la massificazione dei vitigni internazionali, questo la consentito la sopravvivenza di varietà d’uva che in altre zone sono scomparse (ad es. il coda di volpe rosso, il grecomusc’, lo sciascinoso).
La degustazione
Due percorsi storici di 6 annate con un obiettivo: studiare l’evoluzione nel tempo dei vini delle aziende “Lonardo” e “Antico Castello”.
- Taurasi 2004|Lonardo
Annata che alcuni hanno interpretato come buona, altri no, comunque abbastanza mite e regolare. I profumi prendono la forma del sottobosco, ciliegio, ribes, spezie nere. Un vino piacevole, piuttosto elegante, dalla freschezza ancora molto viva; ha ancora vita lunga… - Taurasi 2005|Lonardo
Vino molto diverso dal precedente, carico nei profumi, con un sottobosco vivace e una mineralità più espressiva. Le note speziate sono più sottili. Ha un bellissimo tannino, sintomo dell’attenzione dell’azienda al punto di maturazione dell’uva. Anche l’acidità è più piacevole. - Taurasi 2007|Lonardo
Il 2007 è stata un’annata abbastanza calda, una delle annate migliori. Cambia di nuovo il passo, forse proprio in relazione al cambiamento del clima. Emergono profumi di fiori (soprattutto di viola, che negli altri vini era quasi impercettibile). Importanti le note speziate che vanno dal rabarbaro al pepe. L’acidità si fa sentire. - Taurasi 2008|Lonardo
Inizia la produzione del cru. Quella del 2008 è un’annata molto equilibrata. E’ un anno caratterizzato dal taurasi riserva. E’ un vino molto profondo, caratterizzato da note giovani all’olfatto (la buccia d’arancia, la ciliegia fresca e croccante). - Taurasi 2009|Lonardo
Quella del 2009 è stata un’annata difficile, a causa del gioco pioggia/caldo settembrino. Tuttavia la particolarità del territorio taurasino ha consentito di tirare fuori un’annata comunque positiva.
Le incertezze dell’annata si sentono, il vino è più cupo, più maturo e concentrato dei precedenti, nonostante sia più giovane. E’ comunque un vino abbastanza piacevole al sorso. - Taurasi 2011|Lonardo
Una buona annata, in cui l’uva era sana, un’annata che ispirava a poter lavorare l’uva in diversi modi. Ne è venuto fuori un vino profondo, che ama il contatto con l’ossigeno. In apertura si sente la viola, poi la mora. I tannini sono graffianti, ma molto eleganti. L’acidità è notevole. - Taurasi 2006|Antico Castello
Un taurasi sottile, connotato da una certa facilità all’assaggio. Emergono il profumo di viola e quello della ciliegia. Vino connotato da una predominante freschezza che conferisce una bella spinta al sorso.
Nota tecnica: questo è l’unico vino dell’azienda fatto maturare solamente in barrique. - Taurasi 2007|Antico Castello
Come già detto sopra il 2007 è stata una buona annata. Il vino a partire da questo anno viene fatto maturare in botte. E’ andato sul mercato dopo 4 anni (2 anni in botte e 2 anni in bottiglia), dunque è un taurasi riserva. A partire da questo anno l’azienda inizia a produrre un quantitativo maggiore di taurasi, circa 7000 bottiglie. E’ un vino molto sincero nei profumi; infatti si avvertono: la ciliegia croccante, la mineralità della cenere, il pepe e un tocco di iodio. - Taurasi 2008|Antico Castello
Anche questa è stata un’annata parecchio regolare. Il vino è evoluto, fattore legato anche al fatto che è stato maturato in botti non più nuovissime. La vigna inoltre ha trovato il suo equilibrio col territorio. L’azienda infine ha saputo cogliere bene il punto di maturazione dell’uva. Prevale il profumo di ciliegia. L’acidità è meno graffiante. - Taurasi 2010|Antico Castello
Questa è stata un’annata parecchio difficile in quanto ha piovuto fino ad ottobre (ha addirittura grandinato). Tutto ciò ha portato ad una resa bassissima e a un vino molto concentrato. Il vino è stato 3 anni in botte. L’affinatura in botte ha aperto la strada giusta al modo di interpretare l’aglianico in questo territorio. Il vino ha quindi acquisito maggiore espressività, con profumi di mora – più che di ciliegia-, e un’acidità ben preservata. - Taurasi 2011|Antico Castello
Il vino di quest’annata acquisisce sicurezza ed eleganza. E’ il risultato di un blend di vini maturati in botte e in barrique. E’ un’annata giovane, come si intuisce dal profumo di buccia d’arancia e dalla freschezza dei tannini. - Taurasi 2012|Antico Castello
Anteprima assoluta visto che non è ancora uscito, il vino è stato infatti imbottigliato solo 20 giorni fa. E’ un vino molto piacevole, dagli ampi profumi. Non resta che aspettare, ma se le promesse sono queste ci sarà da divertirsi.
Il pranzo
Alle due verticali è seguito un pranzo a cura dello chef Maurizio De Riggi che ha preparato le seguenti portate:
– Il Tagliere: Paninetto ai cinque cereali con punta di petto di vitello, composta di cipolla ramata al vin cotto e maionese di riso – Cannoncino al miele millefiori con granella di nocciola ripieno di prosciutto cotto a legna e cetriolino alla soia.
– Il Novello: pasta con salsa di piselli freschi, bacon di pancetta irpina,cremoso di caciocavallo podolico e maionese di porcini.
– La Podolica: Muscolo di podolica, ristretto di cipolla affumicata e croccante di broccoletti.
– Il Dolce Sud: crema mascarpone con biscotto al limoncello e salsa di gelso e pastierina napoletana accompagnate dall’amarenico (vino aglianico aromatizzato all’amarena).
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